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La nuova politica monetaria della Banca Centrale Europea

La nuova politica monetaria della Banca Centrale Europea

L’8 luglio 2021 la Banca Centrale Europea ha pubblicato ufficialmente le direttive in merito alla nuova politica monetaria che verrà adottata nei prossimi anni. In base ai trattati costituenti viene conferito il mandato di costituzione della BCE che successivamente decide quale strategia adottare in termini di politica monetaria. La strategia di politica monetaria della BCE era stata revisionata l’ultima volta nel 2003 e i cambiamenti che da allora si sono verificati nel contesto economico e finanziario, oltre alle principali sfide politiche che hanno interessato gli Stati dell’eurozona, hanno fatto sì che fosse necessario un aggiornamento della strategia di politica monetaria.

Una strategia di politica monetaria stabilisce come raggiungere l’obiettivo primario, prefissato dalle istituzioni finanziarie, di mantenere la stabilità dei prezzi nell’area euro facendo riferimento ad un insieme di strumenti, di indicatori e di obiettivi intermedi, oltre a tenere in considerazione altre raccomandazioni specifiche fermo restando l’obiettivo primario della stabilità dei prezzi. Una strategia di politica monetaria ha principalmente due scopi: innanzitutto fornisce ai responsabili un quadro analitico coerente che mappa gli sviluppi economici effettivi o previsti nelle decisioni politiche e, in secondo luogo, assolve ad una funzione di comunicazione degli obiettivi presso il pubblico.

La prima strategia di politica monetaria adottata dalla Banca Centrale Europea nel 1998  era composta da tre elementi principali: innanzitutto era basata su un sistema a “doppia chiave” per mantenere come obiettivo primario la stabilità dei prezzi; questo sistema comprendeva una definizione quantitativa della stabilità dei prezzi come un aumento su base annua dell’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IAPC) inferiore al due percento, e all’interno di questa definizione vigeva l’obbligo di mantenere i tassi di inflazione per l’area euro al di sotto, seppur vicini, alla soglia del due percento. In secondo luogo, aveva un orientamento di medio termine per quanto riguarda gli scostamenti temporali degli effetti della politica monetaria sull’inflazione. Il terzo elemento che costituiva l’iniziale strategia di politica monetaria della BCE riguardava i rischi per la stabilità dei prezzi che venivano analizzati sulla base di due pilastri secondo un’analisi economica e un’analisi monetaria, andando così ad effettuare un controllo incrociato delle informazioni per formare un giudizio complessivo unificato.

Sono stati numerosi i cambiamenti dalla precedente revisione della strategia di politica monetaria adottata dalla BCE avvenuta nel 2003. Gli sviluppi strutturali hanno abbassato il tasso di interesse reale di equilibrio sia nell’area euro che a livello globale. I fattori che hanno contribuito ad abbassare il tasso di interesse di equilibrio reale sono identificabili nel calo della crescita della produttività, nell’aumento della domanda di attività sicure e liquide a seguito della crisi finanziaria globale e infine anche in alcuni fattori demografici. Nel 2003, anno a cui risaliva l’ultima modifica della strategia di politica monetaria, si stimava che il tasso di interesse reale di equilibrio fosse significativamente più alto di quello odierno. Il calo del tasso di interesse reale di equilibrio, infatti, ha ridotto il margine disponibile per una flessibilità della politica monetaria convenzionale dei tassi di interesse per affrontare eventuali shock disinflazionistici. Oltre al calo del tasso di interesse reale di equilibrio, bisogna considerare anche altri fenomeni che hanno interessato l’economia negli ultimi anni come, ad esempio, la crisi finanziaria e del debito sovrano globale e, più recentemente, la pandemia. Anche la globalizzazione e la digitalizzazione hanno influenzato fortemente l’economia, esercitando un effetto diretto sui prezzi che quando interagiscono con altri fattori, come ad esempio i vincoli posti dalla politica monetaria, possono influenzare l’inflazione anche oltre il breve termine. Negli ultimi anni si è registrato anche un notevole aumento dell’intermediazione finanziaria con delle significative conseguenze riguardo l’alterazione della politica monetaria. Infine, secondo quanto riportato dalle pubblicazioni ufficiali della Banca Centrale Europea, le sfide che influenzeranno maggiormente l’andamento dei prezzi nel prossimo futuro sono la crisi climatica e le nuove forme di comunicazione, caratterizzate prevalentemente dai social media, con le quali interfacciarsi con il grande pubblico.

La solidità di una strategia di politica monetaria ha le sue radici nella comprensione approfondita del motivo per cui l’inflazione sia rimasta costantemente bassa e addirittura al di sotto dell’obiettivo dell’inflazione prefissato dalla BCE dal 2013 ad oggi. Le motivazioni che sottendono a questo andamento costantemente basso dell’inflazione sono innanzitutto da identificare da un punto di vista storico: infatti, se nell’Unione Europea dal 2000 al 2009 gli shock inflazionistici sono stati shock rialzisti, nell’ultimo decennio, invece, si sono verificati prevalentemente shock disinflazionistici; inoltre, la persistenza di un’inflazione bassa ha contribuito anche a ridurre le aspettative di inflazione che potrebbero essersi distaccate da quanto previsto dall’obiettivo ufficiale di inflazione prefissato dalla BCE.

Nell’ambito della revisione della strategia, è stata condotta un’ampia valutazione dell’insieme degli strumenti monetari non convenzionali della BCE, dalla quale è emerso che ciascuno degli strumenti, tra cui i tassi di interesse negativi, le indicazioni prospettiche, gli acquisti di attività e operazioni di rifinanziamento a lungo termine, sono stati efficaci nell’aumentare la produzione, l’occupazione e l’inflazione a tal punto da far sì che i diversi strumenti si siano rafforzati a vicenda. Il Consiglio direttivo valuta che tali misure siano state ponderate tenendo conto dei potenziali effetti collaterali che potrebbero verificarsi ad esempio sul settore finanziario e della disuguaglianza. La vicinanza dei tassi di interesse al limite inferiore effettivo e l’incertezza riguardo l’efficacia, nonché gli effetti collaterali di altri strumenti hanno in qualche modo limitato la portata e la velocità della risposta della politica monetaria agli shock disinflazionistici, contribuendo, così, alla persistenza dei tassi di inflazione al di sotto dell’obiettivo di inflazione. Il Consiglio direttivo è vincolato dal mandato primario della stabilità dei prezzi, sancito dall’articolo 127 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea; poiché questo trattato non fornisce una definizione precisa di che cosa si intenda per “stabilità dei prezzi”, questo compito spetta alla strategia di politica monetaria adottata dalla BCE. In questo modo si definisce come il Consiglio direttivo debba attuare il proprio mandato affinché possa essere ottemperato l’obiettivo primario della stabilità dei prezzi. Viene delineato, così, un parametro per valutare la responsabilità della BCE che aiuta a raggiungere la stabilità dei prezzi ancorando le aspettative di inflazione.

Nella nuova strategia di politica monetaria, l’IAPC rimane l’indice appropriato per quantificare l’obiettivo di stabilità dei prezzi per l’area euro e sarà mantenuto come l’indice dei prezzi utilizzato per misurare l’inflazione nell’area euro ai fini della politica monetaria. Per quanto riguarda la valutazione dell’idoneità di questo indice, ci si basa su quattro criteri: la tempestività, l’affidabilità, la comparabilità, la credibilità. Nonostante l’obiettivo della stabilità dei prezzi sia quantificato in termini di inflazione complessiva, che risulta essere la misura più ampia del paniere dei consumi delle famiglie, il Consiglio direttivo della Banca centrale europea continuerà a monitorare anche un’ampia serie di altri indicatori di prezzo. L’obiettivo di inflazione del 2% sottolinea l’impegno da parte della BCE di fornire un adeguato margine di sicurezza per premunirsi contro il rischio di deflazione e proteggere l’efficacia della politica monetaria nel rispondere agli shock disinflazionistici. Il livello del tasso di interesse reale di equilibrio e il livello obiettivo di inflazione determinano congiuntamente lo spazio politico disponibile in termini di tassi di interesse nominali. A parità di altre condizioni, un calo del tasso di interesse reale di equilibrio riduce lo spazio politico disponibile. Allo stesso tempo un obiettivo del 2% cerca di mitigare i costi di welfare di una maggiore inflazione che aumentano in maniera non lineare con il livello dell’obiettivo. Questo spiega la scelta di un livello obiettivo solo di poco superiore alla soglia del 2% rispetto al l’obiettivo di inflazione fissato nel 2003. Questa scelta riflette anche il fatto che la BCE ha adattato nel tempo i propri strumenti di politica monetaria per superare parzialmente i vincoli posti dal limite inferiore attraverso l’adozione di nuovi strumenti di politica monetaria che si sono dimostrati particolarmente efficaci nel sollevare l’inflazione. Infine, sono presenti alcuni fattori, che già esistevano nel 2003 e che sono rimasti sostanzialmente invariati da allora, che richiedono un sufficiente cuscinetto di inflazione. Innanzitutto, un margine di inflazione consente un aggiustamento più agevole degli squilibri macroeconomici tra i paesi dell’area euro evitando così che l’inflazione nei singoli paesi scenda costantemente fino ad andare in negativo; In secondo luogo, tenendo conto delle rigidità dei salari nominali verso il basso, un cuscinetto per l’inflazione riduce il rischio che eventuali recessioni macroeconomiche si riflettano principalmente in un aumento eccessivo della disoccupazione.

Inoltre, la nuova strategia conferma l’orientamento a medio termine della politica monetaria che ha aiutato il Consiglio direttivo a rispondere in modo flessibile agli shock economici. Con la nuova strategia di politica monetaria ogni decisione del Consiglio direttivo si basa su una valutazione dell’orientamento globale da imprimere alla politica monetaria e sulla scelta di progettazione degli strumenti economici di cui servirsi. Secondo la strategia di politica monetaria recentemente revisionata, poiché il tasso di interesse reale di equilibrio rimarrà probabilmente a livelli bassi, risulta una scelta prudente tenere conto del vincolo effettivo del limite inferiore sui tassi di interesse nominali.

Infine, bisogna ricordare l’importanza cruciale che viene data alla crisi climatica nella formulazione della nuova strategia di politica monetaria adottata dalla Banca Centrale Europea. Il Consiglio direttivo, infatti, “terrà in considerazione tutte le implicazioni della crisi climatica e della transizione all’utilizzo delle energie rinnovabili per formulare nel modo più appropriato possibile le decisioni di politica monetaria”.

A cura di Gabriele Rossi

Fonti:

https://www.ecb.europa.eu/home/search/review/html/ecb.strategyreview_monpol_strategy_statement.en.html

https://www.ecb.europa.eu/press/pr/date/2003/html/pr030508_2.it.html

https://www.ecb.europa.eu/pub/pdf/annrep/ar1998it.pdf

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