La terribile crisi esplosa in seguito alla propagazione del Covid-19 ha costretto persone, aziende e Stati a rivedere la propria quotidianità, stravolgendo progetti e abitudini.
Un’emergenza inaspettata che ci ha colti impreparati, soprattutto sul fronte medico, con mancanze di strumenti adeguati per permettere agli operatori sanitari di poter operare in sicurezza e ai pazienti di poter essere sottoposti alle terapie. Dalle mascherine ai gel igienizzanti, le quantità fornite erano insufficienti e la normale produzione delle già operanti fabbriche non era in grado di rispondere tempestivamente alla crescente richiesta di materiale sanitario. Fortunatamente però molte aziende, tra cui alcune appartenenti al settore del lusso, si sono fatte avanti per contrastare la pandemia.
Le donazioni
Primo fra tutti il gruppo Armani, che ha donato 1 milione e 250 mila euro agli ospedali Luigi Sacco, San Raffaele e Istituto dei Tumori di Milano, Spallanzani di Roma e a supporto dell’attività della Protezione Civile. Donazione che poi ha raggiunto i 2 milioni di euro quando Giorgio Armani ha deciso di dare il suo contributo anche all’ospedale di Bergamo, a quello di Piacenza e a quello della Versilia.
Tra gli altri la famiglia Zegna che ha deciso di donare, insieme al top management del gruppo, a titolo personale, 3 milioni di euro alla Protezione Civile Italiana mentre Moncler di Remo Ruffini ha elargito 10 milioni di euro per avviare il progetto promosso dalla Regione Lombardia per la realizzazione di un ospedale all’interno della ex Fiera di Milano. Non da meno, Donatella Versace e la figlia Allegra Versace Beck hanno annunciato la donazione di 200.000 euro al dipartimento di terapia intensiva dell’ospedale San Raffaele di Milano e Marco Bizzarri, amministratore delegato di Gucci, che ha donato 100.000 euro a titolo personale all’Ausl-Irccs di Reggio Emilia. Più recente è la scelta della fondazione Valentino Garavani e Giancarlo Giammetti di finanziare la ricerca al Gemelli di Roma per un milione di euro.
Sostenibilità sociale
Altri invece hanno puntato sulla sostenibilità sociale, come Chanel che ha dichiarato di non ricorrere – per almeno 8 settimane – alla cassa integrazione per il pagamento dei salari dei propri dipendenti. Per questo periodo le società italiane che fanno capo a Chanel, Roveda, Gensi, Samanta, Global DC Chanel Coordination Srl Vittuone e Chanel Coordination Srl Osmannoro si impegnano a mantenere al 100% gli stipendi dei loro 750 dipendenti. L’obiettivo del brand è quello di non pesare ulteriormente sulle casse dello Stato, in modo che questo possa aiutare in maniera prioritaria le aziende più fragili.
Ferrari si converte per produrre respiratori
L’azienda di ventilatori Siare Engineering – l’unica in Italia – era ormai sommersa dagli ordini e pur impiegando al massimo la propria capacità produttiva, non era in grado con i suoi 35 dipendenti di soddisfare le crescenti richieste settimanali.
Così Ferrari, come l’americana Tesla, si è data da fare per dedicarsi alla produzione di ventilatori. Un modo di reinventarsi che può sembrarci al quanto strano per un’azienda automobilistica, ma che non lo è affatto per Gianluca Preziosa, ceo di Siare, che ha sottolineato come siano necessarie le capacità tecniche e ingegneristiche, ma anche di pneumatica che caratterizzano questa categoria di imprese. Tra l’azienda del Cavallino Rampante e la bolognese Siare è nata una collaborazione che permetterà di condividere e implementare conoscenze per la produzione di così sofisticati macchinari. Una partnerhip questa, che secondo il Sole24Ore conferirà maggior potere contrattuale a Siare tra i vari player mondiali.
La moda italiana che ha cambiato la produzione
Prada ha messo a disposizione 200 dei suoi dipendenti della fabbrica di Montone (Perugia), originariamente dedicato alla produzione di jeans, per la realizzazione di mascherine. La spinta, come spiega Claudio Bormida, responsabile dello stabilimento, è stata data il 18 marzo dalla richiesta della regione Toscana di 80.000 camici e 110.000 mascherine. Le mascherine di Prada sono delle più complesse, dispongono infatti di tre pieghettature ai lati e un ferretto sulla parte alta, per un’aderenza maggiore al viso e quindi un migliore protezione. Dagli ordini lo stabilimento riceverà soltanto un contributo a sostenere una minima parte dei costi vivi mentre tutti gli altri saranno a carico dell’azienda. Bormida aggiunge “Siamo orgogliosi e l’iniziativa potrebbe proseguire, anche se non vediamo l’ora di tornare alla nostra vita di sempre”.
Giorgio Armani ha invece riconvertito tutti i suoi stabilimenti nella produzione di camici monouso e ringrazia gli operatori sanitari ai quali scrive: “È commovente vedervi impegnati nel vostro lavoro con le difficoltà e i grandi sforzi che ormai tutto il mondo conosce” per poi aggiungere “Credo che questo sentimento si colleghi al mio desiderio di intraprendere la carriera di medico quando ero giovane e cercavo una mia strada. Tutta la Giorgio Armani è sensibile a questa realtà ed è vicina a tutti voi: dal barelliere all’infermiera, dai medici di base a tutti gli specialisti del settore. Vi sono personalmente vicino”.
Talarico Cravatte, ha puntato sulla produzione e vendita di mascherine con lo sfrido dei tessuti utilizzati per le rinomate cravatte, per poi devolvere il ricavato della vendita alla Regione Calabria per l’acquisto di materiale sanitario.
Anche l’italiana Herno, guidata da Claudio Merenzi (Presidente di Confindustria Moda e Pitti Immagine), sta facendo la sua parte nella lotta al virus, provvedendo alla produzione di ben 10.000 camici al mese e 25.000 mascherine.
LVMH produce gel igienizzante, Ralph Lauren dona 10 milioni di dollari
Anche in Francia gli interventi non sono tardati ad arrivare. A metà marzo Bernard Arnault, amministratore delegato di LVMH, ha richiesto agli stabilimenti impiegati nella produzione di profumi e cosmetici di convertirsi per produrre gel igienizzante, per tutto il tempo che sarà necessario. Il disinfettante è regolarmente distribuito agli istituti sanitari francesi e in via prioritaria ai 39 ospedali dell’Assistenza Publique-Hôpitaux de Paris (AP-HP).
Negli USA l’iconico brand Ralph Lauren ha devoluto, tramite la Ralph Lauren Corporate Foundation 10 milioni di dollari al fondo istituito dall’OMS come risposta al Covid-19. L’azienda ha inoltre annunciato che fornirà sovvenzioni finanziarie ai dipendenti che più necessiteranno di cure mediche, di servizi di assistenza agli anziani o all’infanzia. Grazie alle fabbriche con cui collabora, provvederà anche alla produzione e distribuzione di 250.000 mascherine e 25.000 camici isolanti.
Di Vittoria Fastelli